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“Tortora, una ferita italiana”. E un film per rimarginarla e fare giustizia

il giornale d'italiaRoma, Camera dei deputati, Auletta dei capigruppo. Via Campo Marzio n.78, vietta storica della Capitale. Quello, il teatro giusto per l’anteprima assoluta del film di Ambrogio Crespi, “Enzo Tortora, una ferita italiana”.

Sono le 19 quando, tra una corsa e l’altra, accendo la mia Vespetta nera 125 per dirigermi all’appuntamento. Pioggia, vento. Tutto contro. L’occasione è troppo ghiotta per perderla. Sono stato invitato lì, quale rappresentate de Il Giornale d’Italia, direttamente dal regista Crespi. Non lo avevo mai conosciuto prima d’oggi. Ci avevo parlato al telefono, più volte. Nulla più. Fino a quando, l’incontro fuori all’Auletta dei Capigruppo. Un abbraccio, sentito, spontaneo. Poi tutti dentro, sempre correndo. La proiezione del documento inizia alle 19:30, mancano solo 10 minuti. Controlli di routine – sembra di essere all’aeroporto – e poi tutti in Aula.

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