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Marco Scurria (FdI): riporto Enzo Tortora al Parlamento Europeo con docufilm di Ambrogio Crespi

Di Carlotta Sabatino – “Enzo Tortora, una ferita italiana” il docufilm di Ambrogio Crespi sul caso di malagiustizia simbolo del nostro paese continua il suo “tour” per l’Italia, il 4 febbraio alle 18.00 sarà infatti proiettato nella Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano. Ma con grandi probabilità il docufilm verrà proiettato anche a Bruxelles, Marco Scurria Eurodeputato di Fratelli d’Italia si è infatti reso disponibile ad organizzare una proiezione al Parlamento Europeo. La redazione di Italia24News ha intervistato Marco Scurria per saperne di più.

On. Scurria attraverso un tweet si è proposto per organizzare al Parlamento Europeo una proiezione del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, cosa l’ha spinta?

Mi ha colpito l’iniziativa, perché è interessantissima, la vicenda di Tortora è ancora un segno per l’Italia, lui era un eurodeputato e questo mi coinvolge ancora di più. Ma soprattutto perché la storia di Enzo Tortora è ancora oggi una vergogna che grida vendetta, sia per come è stata gestita e strumentalizzata da certa magistratura, che poi negli anni ha commesso altri errori, e sia per come una persona innocente è stata costretta al carcere in modo umiliante. Ritengo quindi che ribadire il no a tutto questo sia doveroso.

Il caso Tortora rappresenta ancora oggi un nodo, un punto cruciale nel sistema giudiziario del nostro paese…

Il tema della giustizia in Italia va affrontato. Fino ad oggi non si è riusciti a farlo, anche perché appena si provava a mettere mano veniva fuori sempre la figura di Berlusconi e tutto sembrava venisse realizzato per essere a favore o contro di lui. Spero che ora, stabilizzandosi la situazione, si riesca finalmente a fare la riforma, anche perché la giustizia attuale è una vergogna per l’Italia. Vergogna in termini di persone innocenti che finiscono in carcere, per chi aspetta giustizia e la riceva in tempi biblici. Da Eurodeputato poi mi viene da aggiungere che il nostro sistema giudiziario non aiuta gli investimenti stranieri, perché all’estero la nostra giustizia non è ritenuta affidabile. Mi sembrano tre buoni motivi per avviare la riforma.

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