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Giuseppe Pititto: il docufilm su Tortora di Ambrogio Crespi dimostra che l’ipocrisia uccide l’Italia

Di Dimitri Buffa – Leggendo le cronache sui giornali dopo l’esclusione del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi, prodotto dal Gruppo Datamedia, dall’ultima edizione del festival del cinema di Roma, l’ex pm del caso Ilaria Alpi e attuale giudice presidente di sezione in corte d’appello, Giuseppe Pititto, che è uno degli intervistati presenti nella pellicola, dice di avere maturato una convinzione: “L’ipocrisia e l’eufemismo istituzionale stanno uccidendo il paese”. Cioè l’Italia. Ed è la stessa sensazione che dice di avere provato quando due anni fa, all’uscita del suo primo romanzo giudiziario, “Il grande corruttore”, si sentì criticare sui social network in questa maniera: “ma può un magistrato scrivere simili cose?”

Quale era stata in quel caso la sua colpa, giudice Pititto?

Che quel libro non aveva un lieto fine. Ed era sprezzante con le passerelle delle istituzioni, politiche o in toga, cui io stesso avevo spesso assistito nella realtà del mio stesso lavoro.

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