Di Giorgio De Neri – L’anno scorso di questi tempi iniziò un’avventura che avrebbe in seguito cambiato la sensibilità e anche la percezione della giustizia in Italia. A fine giugno 2013, infatti, iniziarono le riprese del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” che poi il 12 novembre successivo sarebbe stato proiettato per la prima volta davanti a un pubblico composto da deputati e senatori e personalità della politica come Marco Pannella e Rita Bernardini in un’aula messa a disposizione dalla Camera dei deputati. Che era stata sollecitata in tal senso da una petizione firmata da molti parlamentari, trasversale, e di cui si fece promotore il deputato del Pd Michele Anzaldi.
Ma prima di parlare del successo del docufilm nelle numerose proiezioni pubbliche davanti a politici, studenti, magistrati e personalità istituzionali varie, al Parlamento europeo come nelle università di mezza Italia e in decine di sale consiliari o messe a disposizione da comuni piccoli e grandi, a cominciare da quello di Roma che diede una sala del complesso dell’Ara Pacis, vale la pena di rammentare il “gran rifiuto” che venne da Marco Muller e dal festival del cinema di Roma di mettere in concorso nella sezione documentaristica il docufilm in questione. E neanche fuori concorso a dire il vero il docufilm fu accettato. Per il festival di Roma fu un boomerang: uscirono più articoli sul fatto che era stato rifiutato un docufilm su Tortora che sui film in gara nell’edizione 2013.
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