Il 17 giugno 1983, Enzo Tortora, destato alle 4 del mattino dai Carabinieri di Roma, è arrestato per traffico di stupefacenti e associazione di stampo camorristico.
L’eco della notizia rimbalza dal TG2 a meno note Tv locali, dalle più quotate testate giornalistiche ai piccoli periodici di periferia, è un tam tam dal tono incredulo e stupito.
Il pubblico di Tortora, uomo perbene, colto giornalista, raffinato e geniale conduttore de “Il gambero”, “la Domenica Sportiva”, oltre che del celeberrimo “Portobello”, è allibito, non crede che il suo beniamino possa essere un affiliato alla Nuova Camorra Organizzata (N.C.O), il clan diretto e capeggiato da Raffaele Cutolo, associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e dei reati contro il patrimonio e la persona.
Quel pubblico ha sempre difeso e sostenuto Enzo Tortora durante la lunga e travagliata agonia della carcerazione preventiva perché ha saputo leggerne l’innocenza nello sguardo, nelle parole, nel modus vivendi e operandi, a prescindere da qualunque accusa.
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