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Enzo Tortora di Ambrogio Crespi: al Riff il racconto di una ferita da sanare

Il racconto di uno dei più gravi errori che la giustizia italiana abbia mai commesso, di uno spietato accanimento mediatico, di uomo che suo malgrado diventa emblema della sofferenza di molte, troppe vittime di casi tragicamente uguali: sono sessanta minuti che catturano e lasciano il segno quelli del docufilm “Enzo Tortora, una ferita italiana” di Ambrogio Crespi in gara al 13° Rome Independent Film Festival nella sezione Documentari, prodotto dal Gruppo Datamedia.

Sessanta minuti che tengono senza fiato, commuovono, indignano, a trent’anni da una delle vicende più buie della storia del nostro paese. Il docufilm di Ambrogio Crespi ha il merito di mettere chiaramente in risalto tutta l’assurdità della vicenda Tortora, dalle accuse di “pentiti” poco credibili ascoltate dai magistrati alle pene di chi vive mesi di prigione da innocente. L’aspetto prettamente personale del caso Tortora viene fuori con forza, ma non è mai raccontato in modo esplicito: si legge tra le righe, nella commozione della compagna, Francesca Scopelliti, che legge le sue lettere dal carcere, o nel tono della voce dello stesso Tortora, intervistato da giovani ragazzi.

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